L’esperienza di Renato Maizza nella Casita in Argentina

Pubblicato giorno 6 gennaio 2018 - In home page, in primo piano, Riflessioni

Renato Maizza dopo un anno è tornato nella sua Mesagne, tra le strade che lo hanno visto crescere e nella parrocchia dove si è formato. Nella Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria che coincide con la festa dell’Epifania, ha raccontato la sua esperienza in Argentina, lanciando un messaggio molto importante. Riportiamo di seguito la testimonianza.

Natale tempo per fermarsi e riflettere! Una famiglia, un bambino vite in fuga da una realtà assurda, costretti a vagare per la strada, per i campi fino ad arrivare in una mangiatoia. Nessuno li vuole, sono poveri, scomodi! O meglio non rientrano nei canoni, quindi considerati “scarti” della società. Trovano però in una mangiatoia il posto adatto per far nascere un bambino, no grandi strutture o grandi hotel, ma una semplice stalla. Umida, fredda, però piena di calore umano. In questo contesto nasce il salvatore del mondo. Penso alla mia esperienza tra gli “scartati” della società, è una casa semplice all’interno di una parrocchia, vi sono quasi 60 ragazzi tra gli 8 e i 21 anni. Il posto si chiama Hogar la Casita. Questi ragazzi vengono dalle esperienze più assurde, abbandoni familiari, vita di strada o le istituzioni li mandano a la Casita per qualche crimine commesso dai genitori e perciò non li possono crescere.

Lì tocchi con mano la realtà nuda e cruda dell’indifferenza umana, non ci sono logiche che possano spiegare tanta sofferenza, piccoli che a soli 8 anni hanno vissuto già per 4 delle vite che ho vissuto io costretti a vendere droga, oppure costretti a accettare le violenze famigliari e soprattutto quello che più fa male sono gli abusi sessuali su piccole creature. Lì ti incontri con i limiti umani, ti incontri con te stesso, cominci a diventare RESPONSABILE DELLO SGUARDO ALTRUI, ti rendi conto solo con lo sguardo della sofferenza del ragazzo! Cominci a cercare un modo per stargli vicino, accompagnarlo, vedi che cadono tutte le barriere e le strutture mentali che hai, perché di fronte alle sofferenze umane non ci sono regole da far rispettare.

Ci sono storie, vite umana che vanno accompagnate, custodite, allora sì che ti rendi complice, responsabile dello SGUARDO ALTRUI, dello sguardo di un ragazzo che il giorno del suo compleanno non riceve neanche una chiamata da parte della sua famiglia ed è lì perso nel vuoto aspettando una semplicissima chiamata o un semplice abbraccio che mai arriverà. E tu sei lì a consolare, riempire questo vuoto a volte senza sapere come fare, solo complice di quello sguardo pieno di lacrime però sei lì a camminare con lui, con loro, senza imporgli niente, cercando di educarli al dialogo, cosa alla quale non sono abituati, perché le cose si sistemano solo con le mani, con la violenza fisica e verbale e a volte anche ammazzando (perché quando vivi per strada impari che la vita vale poco e c’è solo l’istinto di sopravvivenza). Guardando al piccolo della mangiatoia cerchi di fargli capire che parlando, creando la cultura del dialogo si possono risolvere molte più cose che facendo a botte.

Molte volte pensiamo che per cambiare questo mondo dobbiamo fare chissà quali grandi cose, io sto apprendendo che semplicemente stare, accompagnare, ascoltare, prendersi cura dei bambini, ragazzi, di queste persone, facendogli sperimentare un pizzico di tenerezza è ciò che può fare veramente felici chi lo fa e chi lo riceve, siamo troppo abituati a dare cose e non a darci noi stessi, non siamo abituati a dare ciò che siamo realmente. Pensiamo di essere superiori, perché diamo a chi meno ha e non ci rendiamo conto che la vera bellezza sta nel condividere chi siamo non ciò che abbiamo. Quando sei lì e semplicemente ascolti, ti rendi conto che nella vita dell’altra persona, come nella tua succede qualcosa di straordinario, cose che pensavi insormontabili come un onda sia abbattono sullo scoglio e si frantumano per lasciare spazio o pensieri belli, positivi, pieni di affetto e semplicità. STARE COME MARIA nella mangiatoia, stare come Maria sotto la croce, in silenzio, senza risposte, però stare, questo è importante. La grande notizia da far capire alla gente è proprio questa, che le differenze ci aiutano a crescere, che se ci mettiamo a ascoltare l’altro non è un pericolo, questi ragazzi che nel quartiere sono disprezzati e temuti, se li vedi la notte hanno paura di dormire al buio, piangono, vogliono la mamma, ritornano bambini, come quel bambino che stiamo festeggiando. Se sappiamo ascoltare il diverso ci rendiamo conto che non è un pericolo, ma è una vita umana, una persona in carne e ossa che sta soffrendo e ha bisogno di amore. Il diverso non è un pericolo, oggi come sempre è stato e sempre sarà, il diverso ci aiuta a crescere, perché anche noi siamo diversi per lui. Quello che facciamo nella Casita, attraverso la scuola e i vari lavori di falegnameria, elettricista, panificio, scuola serale è aiutare questi ragazzi a riscoprire la dignità che pensavano aver perso, li aiutiamo a valorizzarsi a credere di nuovo in se stessi. Insomma lavoriamo per creare nel quartiere, nella zona, nella città una cultura dell’incontro, dove l’altro è opportunità, dove la crisi personale e comunitaria diventa occasione di crescita e no di smarrimento. Insomma per tornare alla mangiatoia, li dove è nato colui che tutti avevano scartato, cosi nella Casita ci sono tutti quei ragazzi che la società ha scartato, però come dalla mangiatoia è nata la salvezza cosi dalla Casita cerchiamo di far uscire frutti buoni, ricordando che dal letame che buttiamo nella terra nascono poi i gustosi frutti che vanno a finire sulle nostre tavole.

In sintesi, il tempo liturgico del natale termina con l’epifania del Signore, ricordiamo che i Re Magi venuti da Oriente, guidati da una stella andarono da Gesù a offrirgli i doni. Dalla mia esperienza come educatore nella Casita posso dire che cerchiamo di essere con i nostri doni e difetti “stelle” che guidano i giovani al piccolo della mangiatoia a Gesù. Affinché possano scoprire che sono infinitamente amati da Lui e riescano a scoprire il LIFE MOTIV della bellezza della vita. Tutti abbiamo bisogno di stelle che ci guidino e ci indichino il cammino da seguire, e siamo anche invitati a essere stelle, a essere luce per le persone che ne hanno bisogno. Arriesguemonos a amar y dejarnos amar!

Fonte: Qui Mesagne